Filippo Mancini, originario di Siena, è un operatore umanitario che da più di 10 anni lavora in aree di conflitto, di crisi umanitarie e disastri naturali. Ha collaborato con numerose ONG Italiane ed internazionali, tra Pakistan, Sud Sudan, Nepal, Turchia, Colombia, Venezuela e adesso Ucraina.
Negli anni ha sviluppato l’interesse e la passione per la fotografia di reportage, come mezzo per sensibilizzare e comunicare le realtà che si trova davanti e le storie di vita delle persone che incontra. Si è fatto promotore della pubblicazione del libro fotografico e della realizzazione della mostra Life in Syria, presentandola per 4 anni in vari eventi e spazi museali in Italia e all’estero.
Membro e cofondatore del collettivo fotografico GAZE ha approfondito la fotografia reportagistica presso l’Associazione WSP di Roma. Sul campo ha collaborato come fixer per fotografi italiani e internazionali. Le sue foto sono state pubblicate nei canali di comunicazione delle ONG con cui ha collaborato e per campagne di raccolta fondi.
Progetti:
“Il tempo sospeso”
Incomincia a fotografare per diletto all’età di 12 anni, per poi specializzarsi in età adulta nella fotografia documentaristica e di approfondimento, concentrandosi principalmente sull’osservazione della condizione umana, con un’attenzione particolare ai significati di identità e appartenenza. Dal 2022 è membra e co-fondatrice del collettivo fotografico GAZE. Il suo profilo professionale spazia tra la fotografia e la comunicazione: è docente presso l’Istituto Europeo di Design e ricopre il ruolo di autrice per una società di eventi con sede a Roma, per la quale coordina il dipartimento creativo.
Progetti:
“Brunella” / “Triland”
Fotografo professionista di base a Roma, classe 1991.
Nel 2012 realizza il suo primo progetto sulla sostenibilità in mostra a Roma e nelle Marche, dove capisce la grande forza comunicativa della fotografia sociale e di reportage.
Attualmente lavora in diversi ambiti della fotografia, dalla moda al ritratto, collabora sia con artisti emergenti che affermati nel panorama musicale italiano e si occupa di reportage di eventi.
Dal 2020 comincia un percorso formativo rivolto al reportage presso il WSP Photography.
Nel 2022 fonda il collettivo GAZE insieme ad Antonio Romano, Filippo Mancini, Eleonora Pannunzi e Martina Picciallo.
Antonio Romano, nato nel 1985 a San Polo dei Cavalieri, provincia di Roma, ha iniziato la sua formazione presso la scuola romana di fotografia “Ettore Rolli”, dove ha sviluppato una predilezione per la fotografia in pellicola e la camera oscura.
Successivamente, ha approfondito gli studi nel campo del reportage presso il WSP Photography. Il suo lavoro si concentra sull’impegno sociale, documentando i diritti umani e le lotte delle persone marginalizzate. Le sue immagini invitano alla riflessione sulle sfide e le speranze della società contemporanea, ponendosi come testimone e stimolo per l’azione.
Martina Picciallo nasce nel mare del sud, a Bari, e vive attualmente a Roma, ma ha volutamente un piede in casa e uno nel mondo assecondando antichi principi e venti con i quali stabilisce una lunga e fedele relazione. Uno sguardo impegnato rivolto alle pratiche sociali e un naturale richiamo per le parole e la fotografia di reportage la portano a viaggiare e abitare, in un curioso e inquieto modo ondoso, nelle molte geografie che la animano e nei vari interessi che la accendono. E’ una geoscienziata, si sente a casa con terremoti e vulcani, ma detesta terribilmente qualsivoglia categoria e definizione perché per fortuna siamo più di un numero. Queste pratiche si inseriscono tutte nello studio e nel metodo di ricerca. Collabora con diverse ONG organizzando progetti di scolarizzazione nei campi profughi dove ha operato sia in Europa che fuori Europa. Crede fortemente nella giustizia e nella felicità collettiva. Scopre la fotografia a 16 anni e considera la lente una amica con la quale essere in campo profondo e aperto. Ha conseguito a Roma gli studi nel fotogiornalismo d’approfondimento con Dario De Dominicis e Fausto Podavini presso il Wsp, portandola a specializzarsi in progetti documentaristici di medio-lungo termine. La ricerca (instancabile) non si esaurisce e al momento è impegnata in un progetto editoriale.
Progetti:
“La terra è un’anima desolata”